Un lavoro che non sarei mai in grado di svolgere è quello dell'insegnante: oggi più che mai, è svolto in condizioni “precarie”...e non intendo solo riferirmi al precariato...
Mi riferisco a tutto un insieme di circostanze … negative.. che rendono questa “missione” veramente difficile e complessa.
Sì, perchè all'insegnamento occorre essere “vocati”, tuttavia, al pari dei missionari della Chiesa, gli insegnanti sono chiamati alla “missione educativa” in condizioni davvero avverse.
E se così stanno le cose, come poter svolgere al meglio la mission educativa, didattica e pedagogica?
Le condizioni “strutturali” spessissimo non sono delle migliori: molti edifici vertono in condizioni di degrado ed hanno carenti condizioni di sicurezza.
Il numero degli iscritti è esuberante e ormai in molte scuole, soprattutto in quelle dell’infanzia e alle superiori, ha superato il numero stabilito dalla legge che è di 25 alunni per classe.
Questo è il risultato dell’intervento che è stato fatto nel 2008 con la legge 136 (decreto Gelmini) che ha incrementato il rapporto alunni docenti. Ciò limita, di fatto, la personalizzazione del rapporto scolastico e la sicurezza degli studenti.
Non mancano preoccupazioni per le carenze nel numero stesso dei dirigenti scolastici in seguito ai pensionamenti e ai trasferimenti che ormai hanno colpito l’apparato amministrativo-organizzativo delle scuole. Basti pensare che l’ultimo concorso pubblico per presidi è stato indetto nel 2004 e questo ha creato un’emergenza che riguarda le sedi scoperte lungo tutto il territorio nazionale. Ormai è normale che un Dirigente scolastico debba gestire più scuole: una situazione difficile, una fatica enorme.
Visti i tagli previsti dalla riforma, i problemi sono distribuiti però su diversi livelli.
Il corpo docente, ad esempio, ha subito un forte sfoltimento in seguito all’istituzione per legge del cosiddetto maestro unico reintrodotto dal ministro Gelmini, in nome del risparmio. Questo ha sollevato le perplessità dei genitori riguardo soprattutto alla preparazione di un singolo maestro in tutte le materie e al non essere la persona adatta a gestire classi numerose per 6-8 ore. Tali apprensioni finiscono per riversarsi inevitabilmente sulla qualità dell’insegnamento.
I bambini e i ragazzi che vanno a scuola sono molto cambiati rispetto a quando noi stessi eravamo alunni: si nota proprio che mancano spesso in famiglia, per le più svariate problematiche, le regole base di una buona educazione, il senso dell'impegno e del valore dell'istruzione e della scuola come Istituzione, il senso di responsabilità dell'alunno nel condurre il proprio percorso scolastico con serietà ed impegno nell'ambito di una quotidiana convivenza fatta di relazioni diverse e a volte difficili, l'apertura verso la “diversità”...qualsiasi essa sia...
“E....va bhè...ma sono bambini!!”, molti potranno dire..!
Non sono d'accordo! I bambini fanno e devono fare le cose adatte per la loro età e la loro crescita evolutiva...ma non è che il rispetto e l'educazione sono “materie scolastiche” e che si imparano da grandi!!
Per fortuna, molti sono i genitori che, ormai, ritengono un dovere aiutare la scuola nell' affrontare spese extra anche per le mancanze degli oggetti di cancelleria e di igiene che sono fuori dalla portata dell’amministrazione scolastica.
E meno male, che questi stessi genitori, organizzandosi spontaneamente in “comitati” che altro non sono che Associazioni di fatto che svolgono essenzialmente una funzione di collegamento tra i rappresentanti di classe e di raccordo tra questi ultimi e gli eletti nel consiglio di istituto in ordine ai problemi emergenti nelle classi. Il Comitato spesso assume autonome iniziative come l'organizzazione di conferenze, la pubblicazione di informazioni per i genitori della scuola, la promozione di contatti tra i genitori stessi.
E, quindi, che fare?
Abbiamo esaminato tutte le criticità ma anche la positività e la ricchezza data sia dalla buona volontà della Scuola, sia dall'impegno della società civile direttamente interessata al mondo Scuola: i genitori.
Manca fin qui, la figura di un attore, importante: l'Amministrazione Comunale.
Non intendo solamente per i servizi scolastici che, obbligatoriamente, è tenuta a fornire..
Non intendo, neanche, per le risorse economiche che eroga annualmente alla Scuola, né per gli interventi (sempre meno per via dell contrazione delle spese..) manutentivi sugli stabili...
Mi riferisco al fatto che, nel pieno rispetto dell'autonomia scolastica, il Comune deve farsi attore di un'azione di governance e di coordinamento che lo veda come soggetto co-responsabile dell'azione educativa al pari degli altri interlocutori sopraindicati.
Deve farsi garante del BENESSERE scolastico sostenendo e mettendo in rete per tutti i vari livelli scolari progetti elaborati in condivisione con le Istituzioni scolastiche e le realtà Associative e di volontariato del territorio.
Deve anche allargare la rete alle altre “agenzie educative” del territorio: mi riferisco agli oratori e a coloro che si occupano a vario titolo dei giovani col compito, tutti, di elaborare e far crescere esperienze e buone prassi che hanno poi una ricaduta su tutta la città.
E perchè non allargare ulteriormente questo TAVOLO DI LAVORO che deve diventare permanente anche alle realtà commerciali – artigianali e produttive della città che molto possono insegnare ai nostri ragazzi?
Un mio desiderio sarebbe che da tutto questo impegno e lavoro congiunto si creasse una sorta di “circolo virtuoso” per cui siano i ragazzi delle nostre scuole che, beneficiando, di tutti questi interventi educativi, giungano ad insegnare qualcosa a noi in termini di solidarietà e di volontariato...
Ad esempio, si costituisca una BANCA DEL TEMPO NELLA SCUOLA intesa come luogo di scambi da effettuarsi sia all'interno del sistema formativo scolastico, sia tra il mondo della scuola e la società esterna, considerata nel suo complesso.
Il fatto che lo scambio di tempo avvenga alla pari tra i soggetti che aderiscono, educa i ragazzi a non attribuire considerazione e valore all'altro (interno o esterno alla scuola che sia)per il gradino che occupa nella scala socio/economico/culturale, ma a porre l'accento sulla dignità dell'altro, visto come persona che sa fare e che ha da dare, quale sia il posto che occupa nella società: competenze materiali e competenze professionali, saperi immateriali e saperi curricolari, amicizia, solidarietà, cultura, ecc.(scambi all'interno del gruppo classe: aiuto nello studio, inviti a casa per giocare, feste; scambi fra scuole: incontri culturali; scambi di progettualità; scambi col territorio: spettacoli e feste aperte al territorio in cambio di servizi sussidiari necessari alla scuola, piccoli servizi agli anziani in cambio di favole, apprendimento di un mestiere, aiuto nello studio). Inoltre, la dichiarata parità dei soggetti che aderiscono, i quali sono nello stesso tempo portatori di risorse e di richieste, sottolinea un ulteriore aspetto educativo: nessuno dà o riceve soltanto, ma chi dà si aspetta a sua volta di ricevere e chi riceve sà che dovrà a sua volta dare.