giovedì 29 dicembre 2011

PERCHE' LE PROBLEMATICHE DEL SEVESO DEVONO RICADERE TUTTE SU SENAGO?


Come sempre, dove vi sono “spazi”vuoti, va da sé che questi vengano riempiti..
E' una constatazione che si addice a variegate situazioni e, in particolar modo, anche alla problematica legata alle vasche di laminazione.
Se, come è successo, il problema viene affrontato localmente con le singole Amministrazioni coinvolte, segmentandolo, con la logica di depotenziare le possibili reazioni, è ovvio che  talune volontà trovino piena realizzazione.
Mi spiego: l'attenzione non è stata focalizzata fin dal principio sul problema del Seveso nel suo complesso e sulle implicazioni e conseguenze sui territori legate al possibile fenomeno dell'esondazione, ma, con un ragionamento a ritroso, ci si è concentrati sulle tragiche conseguenze che l'esondazione avrebbe comportato per alcuni territori (prospicienti all'Expo?) e, di conseguenza,  gli studi si sono focalizzati sulla soluzione “ottimale” in termini di vicinanza a questi territori maggiormente a rischio e in termini di costi da affrontare.
Ecco il nascere dello studio relativo alle vasche di laminazione a Senago.
Questo approccio al problema è frutto di una scelta politica  a livello regionale e anche provinciale condotta in modo miope e superficiale: gli studi tecnici, quando vengono commissionati, devono “rispondere” alle linee di indirizzo che detta e pre-determina la Politica.
In assenza di questi indirizzi politici, “il tecnico” ragiona da “tecnico” e propone la soluzione “tecnicamente” maggiormente plausibile...
Scusate la ripetizione, ma è proprio voluta con l'intento di far comprendere che la tematica va necessariamente affrontata sui due piani: politico e tecnico, ma i due piani non viaggiano distinti , anzi, devono “sovrapporsi” ed essere coerenti l'uno con l'altro.
Ma chi ha la responsabilità di uscire dallo schema di una politica che ragiona solo in termini localistici e fare una sintesi politica con l'obiettivo di individuare soluzioni eque e condivise ?
La Politica, ovviamente:  in tutti i suoi livelli e gerarchie che non hanno, però, purtroppo, l'abitudine di creare luoghi comuni di interlocuzione fra tutte le parti interessate e di ponderare i vari interessi trovando mediazioni condivise da tutti in quanto riconosciute come il male minore per ciascuno.
Sono convintissima che non tutto sia andato perduto: se, finora, l'iniziativa di intraprendere questo percorso non è stata regionale né provinciale, può ancora essere sollecitata dalla “base”: ossia dalle Amministrazioni locali interessate che, però, siano consapevoli di voler agire per preservare non tanto il loro “piccolo orticello” da mali oscuri, ma l'Area Vasta a cui appartengono.
La costituzione di un Tavolo permanente, prima politico e poi tecnico, di  studio sulle problematiche del Seveso sarebbe un punto d'inizio.
Penso anche che, seppure orfana di Amministrazione, da Senago, in quanto città maggiormente coinvolta dallo studio già effettuato circa le vasche di laminazione, dovrebbe e potrebbe partire l'iniziativa per poter riaprire il discorso e determinare condizioni e proposte di ripensamento e di individuazione di soluzioni alternative.
Non è un'iniziativa o una proposta che debba avere un preciso colore politico o un predominante “attore principale”; pertanto, l'idea che lancio è la stesura di un documento condiviso da tutte le forze politiche e i movimenti/comitati senaghesi, che coinvolga anche le Amministrazioni toccate dal problema esondazione del Seveso, con lo scopo di richiedere la costituzione di un Tavolo permanente di studio ai consiglieri della Regione Lombardia che costituiscono la Commissione V Territorio e VIII Agricoltura, Parchi e Risorse idriche oltre che la IX Commissione Territorio e la XII Commissione Ambiente della Provincia di Milano.

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